Noi amanti del viaggio e delle avventure, riteniamo che le più belle storie sono quelle che raccontano la vita.
La vita è un camminare per un periodo determinato, seguendo un itinerario: sta a voi continuare. Siete voi a decidere se la meta è già prestabilita oppure potrete fare del cammino, la vostra meta. Siete voi a decidere se la terra che vorrete percorrere è quella sicura e protetta, oppure quella selvaggia e sconfinata.
Il viaggio di cui vi parliamo oggi, è proprio una metafora dell’esistenza: quella buona, giusta, che riconcilia con un alto senso morale.
Un viaggio nella terra che negli ultimi anni ha visto troppe volte il colore rosso del sangue versato dalle vittime della mafia. Era il 2002 quando la Cooperativa Placido Rizzotto e Libera muovono i primi passi.
Un viaggio nei terreni confiscati alla mafia, per fare una vacanza diversa. Un viaggio per ricordare il valore della legalità, in un Paese come l’Italia martoriato dall’illegalità. Libera oggi riunisce più di 1500 gruppi locali. La legge n. 109/96 sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie prevede l’assegnazione dei patrimoni e delle ricchezze di provenienza illecita a quei soggetti – associazioni, cooperative, Comuni, Province e Regioni – in grado di restituirli alla cittadinanza, tramite servizi, attività di promozione sociale e lavoro.
Un viaggio in questi luoghi per vedere come noi cittadini, che siamo lo Stato, possiamo riappropriarci dei nostri territori. Ogni centimetro di terreno, che si sottrae alla criminalità organizzata, è un balzo di cento anni nella mentalità. Un balzo che può aiutare tutti a comprendere che la criminalità organizzata e le mafie si combattono in primis nelle menti umane.