“Degas e il nudo” è il titolo della mostra fino al primo luglio al Musée d’Orsay di Parigi. E’ questa, dalla retrospettiva del 1988 al Grand Palais, la prima grande mostra che la città di Parigi dedica ad uno dei padri dell’impressionismo, Edgar Degas.
Pittore di ballerine e di cavalli: sono questi i temi su cui si sono soffermate principalmente le mostre dedicate all’artista francese, trascurando il nudo, un’altra costante della sua carriera che ha saputo reinventare modernizzandolo. Attraverso il lavoro che ha condotto sul corpo, Degas ha creato la perfetta sintesi tra gli studi classici ed il naturalismo dei suoi predeccessori: se da un lato c’è il confronto con i grandi maestri del passato, dall’altro c’è la piena aderenza alla sua epoca.
La mostra, organizzata con il Museum of Fine Arts di Boston, beneficia sia della ricchissima collezione di opere del museo d’Orsay, che di alcuni prestiti da parte delle più importanti collezioni pubbliche e private a livello mondiale. Il percorso espositivo attraversa tutta la storia artistica di Degas, a partire dai suoi primi studi accademici fino alla maturità. Sono ben sette le sezioni, che seguono un percorso cronologico e tematico.
In evidenza la grande abilità dell’artista nel riprodurre nudi utilizzando le tecniche più diverse, dalla pittura al disegno, dalla stampa alla scultura. Ma i grandi capolavori sono quelli legati all’uso del pastello, tecnica in cui ha raggiunto livelli espressivi straordinari. Famosissimi i pastelli delle donne impegnate a fare toilette e i monotipi di quei bordelli considerati pornografici prima della sua morte. “Voglio guardare attraverso il buco della serratura” diceva Degas, e con i suoi nudi ci è riuscito, cogliendo dopo secoli di Veneri e mitizzazioni la naturalezza della quotidianità.
