Oggi, giovedì 26 febbraio 2014, tutti gli appassionati di letteratura che si trovano a Roma possono darsi appuntamento a Palazzo Firenze. E’ qui che si mostra in via del tutto eccezionale il Manoscritto Palatino 313, ovvero la versione miniata più antica della Divina Commedia.
Come sono arrivate fino a noi le opere di Dante Alighieri? Non tutti sanno che del sommo poeta non possediamo alcun autografo, ma i suoi testi ci sono giunti solamente grazie alla trasmissione di molti codici. Ciò vale anche per il suo capolavoro, la Divina Commedia. Il Manoscritto Palatino 313 è chiamato anche come codice Poggiali, da Gaetano Poggiali, l’editore che lo comprò per la sua edizione della Commedia del 1807. E’ piuttosto incerta la datazione del codice: per alcuni si data tra il 1333 ed il 1345, mentre per altri si fa risalire al 1350. Il prezioso manoscritto è, come già riferito, la più antica versione miniata della Divina Commedia.
La miniatura, un’illustrazione che approfondiva ed abbelliva il testo, rappresentava un particolare molto importante delle opere manoscritte. Tale versione di miniature ne contiene 37, tutte in stile giottesco e considerate riconducibili alla bottega di Pacino di Buonaguida. Il codice contiene inoltre il commento all’Inferno di Jacopo Alighieri, il figlio del poeta. La sede dove abitualmente esso è conservato è la Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, pertanto chi abita o si trova a Roma ne potrà approfittare. Accanto al manoscritto ci sarà una copia che si potrà sfogliare liberamente, per entrare appieno nella tradizione e nella storia del testo.