Il profumo inebriante degli agrumeti e delle zagare, la valle rigogliosa tra i golfi di Palermo e Termini Imerese, le ville patrizie del Settecento, i monti e il mare sullo sfondo, nella Conca d’Oro tra il Mongerbino e il monte di capo Zafferano. Bagheria, comune di quasi 60mila abitanti a quindici chilometri dal capoluogo siciliano, è un concentrato straordinario di natura e storia, crocevia di popoli e culture.
Il nome della città, secondo alcune fonti, è da attribuire ai Fenici – Bayharia significa “zona che discende verso il mare” – mentre secondo altre deriva dall’arabo Baab El Gerib, “la porta del vento”. In Sicilia la chiamano Baarìa, come il titolo scelto da Giuseppe Tornatore per il film ambientato nella sua città natale, scelto per rappresentare l’Italia agli Oscar 2010. La pellicola (la sceneggiatura scritta dal regista è appena stata pubblicata da Sellerio, 288 pagine, 13 euro) racconta la vita a Bagheria dagli anni Venti agli Ottanta, attraverso la storia di una famiglia lungo tre generazioni. Sullo sfondo la mafia, il fascismo, la guerra, le lotte degli operai e dei braccianti contro la dittatura e i latifondisti.
Il film, che ha acceso i riflettori sulla città, offre lo spunto per una visita punteggiata da mostre, appuntamenti, itinerari storico-culturali e naturalistici.
IL MUSEO GUTTUSO E LE MOSTRE
A Villa Cattolica, sede del museo Guttuso, che ospita oltre duecento opere del grande pittore nato a Bagheria e di altri maestri del Novecento, sono esposte le immagini del backstage del film di Tornatore scattate da Marta Spedaletti e Stefano Schirato, nella mostra “Giuseppe Tornatore, aspettando Baarìa” a cura di Cinzia Chiari (fino al 15 novembre), e alcuni elementi della riproduzione in dimensioni reali della città di Bagheria che lo scenografo Maurizio Sabatini ha ricostruito a Tunisi su un’area di cinque chilometri quadrati.
Sempre a Villa Cattolica, inoltre, fino al 30 gennaio 2010 si può visitare la mostra fotografica “Renato Guttuso – Biografia per immagini”, a cura di Dora Favatella. Oltre 200 scatti dell’archivio Guttuso, molti dei quali inediti, per raccontare la vita e l’opera del Guttuso bagherese e di quello romano, del Guttuso artista e politico, del Guttuso giovanissimo e di quello maturo. Tra gli autori Anatole Sarderman, Eugene Haas, Lee Miller, Sandford Roth, Ugo Mulas e due amici e concittadini, il fotografo Ferdinando Scianna e Giuseppe Tornatore.
Gli appassionati di arte contemporanea, infine, fino al 28 novembre possono visitare la mostra “Work in progress” nella galleria Drago (via Consolare 177) . Una selezione di opere realizzate tra gli anni Ottanta e il 2009 da dieci artisti contemporanei: Lucio Del Pezzo, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Fausto Gilberti, Giovanni Leto, Marco Lodola, Mimmo Paladino, Concetto Pozzati, Tino Stefanoni, Emilio Tadini.
LE VILLE DEL SETTECENTO
Nel 1658 Giuseppe Branciforti, conte di Raccuja, in seguito ad una cocente delusione politica per la mancata nomina a vicerè di Palermo da parte del governo spagnolo, decide di ritirarsi a Bagheria, dove fa costruire Villa Butera, che diventerà la sua dimora definitiva. In sostanza è l’atto di fondazione della città, intorno alla quale nei decenni successivi furono edificate splendide ville patrizie. Tra le poche aperte al pubblico, meritano una visita Villa Cattolica, costruita nel 1736 da Francesco Bonanno e oggi sede del Museo Guttuso e del sarcofago monumentale del pittore disegnato dall’amico Giacomo Manzù, e Villa Palagonia dei Principi Gravina di Palagonia, costruita nel 1715, l’emblema più importante di architettura barocca suburbana della Sicilia, detta “villa dei mostri” per i mostri in pietra che decorano il parco.
Le altre non sono aperte al pubblico: Villa Valguarnera, Villa Villarosa, Villa Trabia, Villa San Cataldo, Villa Sant’Isidoro, Villa Ramacca, Villa Serradifalco, Villa Larderia.
IL MUSEO DEL GIOCATTOLO A VILLA ARAGONA CUTO’
In un’altra splendida villa settecentesca, Aragona Cutò, ha sede il Museo del giocattolo e delle cere. In cinque saloni affrescati dal Borremans sono esposti 600 giocattoli fabbricati tra Settecento e Novecento e sessanta opere in cera, frutto della produzione artistica dei ceroplasti siciliani e napoletani di Settecento e Ottocento.
LA CERTOSA DI BUTERA
Dopo i lavori di restauro si può visitare il primo piano della Certosa di Palazzo Butera, il piccolo monastero di monaci trappisti voluto nel 1797 da Ercole Michele Branciforti, principe di Butera. Nel resto dell’edificio proseguono i lavori.
L’ARCO AZZURRO E L’ECOMOSTRO DI CAPO MONGERBINO
L’Arco Azzurro, il monumento naturale di roccia reso celebre dalla pubblicità dei cioccolatini del bacio, presto sarà finalmente liberato dall’ecomostro che lo sovrasta, a Capo Mongerbino. Nei mesi scorsi la Regione ha stanziato i fondi per consolidare l’Arco Azzurro e demolire l’orrendo fabbricato costruito 24 anni fa. La gara è stata vinta da una ditta di Favara, in provincia di Palermo, i lavori dovrebbero cominciare nelle prossime settimane
Fonte: Repubblica.it