Fino al 28 ottobre al Macro di Roma potete ammirare Plastic Bags. E’ questo il nome della grande installazione, alta quasi dieci metri, dell’artista Pascale Marthine Tayou. L’esposizione dell’opera è solo un’anticipazione, un assaggio di quella che sarà una vera e propria mostra personale di Tayou che inaugurerà al Macro in autunno.
Plastic Bags, precedentemente in mostra all’Hangar Bicocca di Milano, ripropone già nel titolo l’elemento compositivo prediletto dall’artista: il sacchetto di plastica, che mostrato nella sua semplicità quasi banale, rievoca le moltissime storie quotidiane di ognuno di noi. Alta quasi 10 metri, questa enorme scultura fatta di rete e sacchetti di plastica colorati, che evocano, nella loro multicolore semplicità, le tante storie del nostro quotidiano. Oggetti d’uso comune, utili quanto insidiosi, i sacchetti sono diventati simbolo della crescente globalizzazione e del consumismo imperante, ma anche del nomadismo che sempre più caratterizza la società odierna, tema centrale nella ricerca dell’artista fin dagli esordi.
La suggestiva installazione rispecchia la condizione dell’uomo contemporaneo, imbrigliato in un sistema di azioni ripetitive, di luoghi spazialmente e culturalmente angusti, ma al tempo stesso in constante ricerca di momenti di condivisione, di evasione, di fuga verso orizzonti sconosciuti o inaspettati. L’enorme scultura è posta al centro della Hall del museo, che diventa così un luogo di ritrovo e incontro, con l’intento di avvicinare il museo al quartiere che lo circonda.
L’africano Pascale Marthine Tayou è uno tra i più significativi protagonisti della scena artistica contemporanea internazionale. Plastic Bags rispecchia in pieno il suo lavoro che, così come il suo nome declinato al femminile, è deliberatamente eterogeneo ed indefinibile, elusivo rispetto agli schemi predeterminati.