A partire dal 26 maggio, al Museo Archeologico Regionale di Aosta, arriva un mostro sacro dell’arte: Wassily Kandisky. Il titolo dell’esposizione è “Wassily Kandinsky e l’arte astratta tra Italia e Francia”, chiaro suggerimento del filo conduttore dell’intera mostra. Ad essere preso in esame, soprattutto l’ultimo ventennio del celebre maestro russo.
La rassegna, che sarà visitabile fino al prossimo 21 ottobre, è curata da Alberto Fiz, ed è realizzata dall’Assessorato Istruzione e Cultura della Regione Autonoma Valle d’Aosta in collaborazione con la Fondazione Antonio Mazzotta. In esposizione un nucleo importante costituito da oltre 40 opere di Kandisky, dipinti e tecniche miste provenienti sia da collezioni pubbliche che private, italiane e straniere, ed alcuni capolavori risalenti agli anni Trenta e Quaranta, mai presentati prima d’ora in Italia.
Il pubblico potrà seguire attraverso le opere esposte l’iter creativo e artistico di Kandinsky, un percorso che parte nel 1925, con la stesura del “Punto, Linea, Superficie”, poi pubblicato nel 1926, e trova fine nel 1944 con la sua morte. La mostra si apre proprio con un dipinto realizzato nel 1925, “Spitz Rund”, proveniente dall’Accademia Carrara di Bergamo. Mentre a chiudere l’esposizione troviamo “Isolation”, una delle ultime testimonianze del 1944.
Seguendo questo percorso artistico, inoltre, si possono ammirare i significativi lavori di artisti con cui l’opera di Kandinsky ha instaurato un dialogo creativo, come Hans Arp, César Domela, Florence Henri, Joan Mirò, Francis Picabia, Sophie Taeuber-Arp, e ancora numerosi italiani tra i quali Piero Dorazio, Alessandro Mendini, Gianni Monnet, Luigi Veronesi, Alberto Magnelli.
In più, è stata ricostruita per l’occasione la Sala da Musica dell’Esposizione di Architettura di Berlino del 1931 disegnata da Kandisky, e Alessandro Mendini rende un omaggio al maestro russo. Imperdibile per chi vuole conoscere da vicino il fondatore dell’astrattismo.