Sargent e gli impressionisti americani sono a Firenze

In occasione del cinquecentenario della morte dell’esploratore toscano Amerigo Vespucci, Palazzo Strozzi dedica la mostra “Americani a Firenze. Sargent e gli impressionisti del Nuovo Mondo” ai pittori americani che dalla metà dell’Ottocento ai primi decenni del Novecento scelsero Firenze per la loro formazione artistica.

L’esposizione, curata da Francesca Bardazzi e Carlo Sisi, sarà visitabile fino al prossimo 15 luglio. Ad essere indagato sarà il rapporto degli impressionisti americani con l’Italia, ed in particolare con Firenze, a partire dal 1865, quando finì la guerra di secessione fino ai primi decenni del Ventesimo secolo. Firenze al tempo rappresentava un polo di attrazione irrinunciabile, ed insieme a Venezia e Roma era uno dei luoghi del Grand Tour, meta imperdibile per tutti gli amanti dell’arte.

Dunque a Firenze troviamo le opere degli americani che soggiornarono in Italia e accolsero il linguaggio impressionista. Il percorso espositivo si articola in sei sezioni tematiche e raccoglie i quadri di trentadue pittori americani provenienti dalle principali collezioni statunitensi. La prima sala è estremamente suggestiva: ad accogliere lo spettatore da un lato tre tele di Gelati, Signori e Lega, a voler raccontare gli esiti avanguardistici della pittura toscana nel secondo Ottocento; dall’altro  lato “La camera d’albergo”, un dipinto di Sergent che annuncia l’arrivo del pittore americano a Firenze.

Per tutto il percorso espositivo sarà costante un dialogo tra Vecchio e Nuovo Mondo, mentre i colori ci guideranno nell’esposizione, verde per l’America, bianco per l’Italia. Cuore dell’esposizione i “Ten American Painters”, un gruppo propriamente impressionista statunitense, di cui fanno parte William Chase, John Twachman, Childe Hassam. Molto importante anche la sezione della mostra dedicata alla donna, con una serie di ritratti femminili in cui la donna è il simbolo della moderna nazione americana.

Ti è piaciuto l'articolo? Vota Ok oppure No. Grazie Mille!

Puoi votare l'articolo anche qui, gli articoli precedenti qui.

Comments

No comments yet. Why don’t you start the discussion?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *