Trenitalia ritorna nell’occhio del ciclone. Numerose infatti le polemiche suscitate in seguito ai rincari previsti dal 1 Febbraio per alcune tratte, rincari di cui neppure le associazioni di categorie erano state messe al corrente.
Eppure pare che per alcuni biglietti e abbonamenti si siano registrati aumenti che variano dal 5 fino a casi limite del 40%.
A subire la stangata, tutti i treni regionali costretti a percorrere percorsi che vanno o provengono da una regione confinante, per capirci, insomma, tutti i treni investiti dalla tariffa “sovra-regionale”.
Infatti se fino a qualche mese fa, andare da Mestre a Trieste richiedeva un costo base di 8 euro, dal 1 Febbraio invece, il costo è diventato di 9,55€.
Non molta differenza sulle tratte Bologna – Rovigo, un abbonamento mensile pagato 64 € fino a gennaio, oggi costa circa 70 € .
Una manovra scorretta, affermano i sindacati, dato che ha colpito in particolar modo i pendolari e gli studenti di Padova provenienti dalle regioni limitrofe, oltre che una serie di lavoratori costretti a viaggiare per lavoro.
Pare che tali aumenti siano stati dichiarati, però, da Trenitalia già 3 anni fa, quando si paventò l’idea di apportare progressivi aumenti nel triennio successivo attinente al 2008, 2009, 2010.
Bisognava aspettarselo, insomma, dato che nonostante il silenzio e la furbizia, le intenzioni del gruppo erano state rese note già svariati anni fa, senza che però sia stata dedicata a queste la giusta e meritata attenzione.
La situazione comunque resta essere certamente imbarazzante, dato che questa operazione condotta assolutamente nell’ombra, non ha dato nemmeno la possibilità agli addetti a lavori di informare correttamente i viaggiatori dei cambiamenti apportati.