Il 19 settembre la galleria Massimo De Carlo inaugura Faces: People and Pandas, la prima mostra personale di Rob Pruitt negli spazi di via Ventura 5 a Milano. Anche se Pruitt sfiora la cinquantina, il marchio di bad boy gli è rimasto appiccicato addosso come sigillo di qualità sin dagli anni ’90, quando sulla scena newyorchese s’impose come erede del pop migliore.
Il bad boy che ama provocare, invade gli spazi della galleria con gli smiles, faccette leziose e mordaci su grandi tele dipinte con smalti gradienti, con nuovi dipinti di panda e con sculture in marmo. Tipico dell’artista è affrontare temi impegnati, senza mai tralasciare un’estetica giocosa e irriverente e così trasforma queste sculture a forma di parallelepipedo in lapidi mortuarie, ricoprendole con sacchetti di carta, che originariamente riportano già sul fondo il nome di colui che li ha realizzati.
Un liguaggio semplice, il suo, che nega le allusioni cervellotiche e sposa il paradosso, un’estetica giocosa che non teme l’effimero ma che anzi, proprio di questo si nutre per raccontare la contemporaneità, questa società in avanzato stato di consumismo che riveste i panda di brillantini avendo ormai perduto ogni legame con la natura. E con l’essenza del sacro e dell’umano. E allora ecco i totem realizzati con i copertoni impilati, ecco le sculture di jeans e gli stravaganti mercatini delle pulci che hanno reso Pruit famoso.
Dietro al kitsch e all’effimero, la sua arte nasconde una critica alle contraddizioni che dominano la nostra società e la struttura del mondo artistico. In questo contesto si inseriscono ad esempio i suoi famosi panda glitterati. Da una parte la tenerezza di un animale grande e solitario, dall’altra il dramma della sua imminente estinzione. I brillantini, frivoli e simbolo del glamour, non fanno altro che sottolineare questo triste contrasto. Una mostra da non perdere.