Borderline, a Ravenna artisti tra normalità e follia

Tra pochi giorni, il 16 febbraio, verrà inaugurata al MAR- Museo d’Arte della Città di Ravenna– la mostra “Borderline, Artisti tra normalità e follia”. A cura di Claudio Spadoni, direttore scientifico del museo di Ravenna e Giorgio Bedoni, psichiatra e docente dell’Accademia di Brera, l’esposizione intende far superare all’Art Brut ed i suoi esponenti quell’isolamento a cui sono stati relegati.

Nel 1945 Jean Dubuffet conia l’espressione Art Brut per far riferimento alle opere create da persone ai margini della società. Sono le opere di chi è rinchiuso negli ospedali psichiatrici o nelle prigioni, persone per le quali l’arte diventa una compagna di vita, un rifugio alle sofferenze, l’unico modo attraverso cui esprimersi. L’Art Brut non nasce per esigenze di mercato, ma nasce solo da un’esigenza dell’autore. La mostra seleziona una serie di opere che si sono spinte al di là dei canoni prestabiliti del XX secolo, affiancando sia artisti ufficiali che creativi considerati folli e definiti negli anni ’70 outsiders.

Il percorso espositivo si apre con un’introduzione dedicata alle opere di Géricault, Goya, Bosch e Bruegel. Si prosegue poi con cinque diverse sezioni tematiche. La prima, intitolata Nel disagio della realtà, propone al pubblico lavori di artristi affermati come Bacon, Dubuffet e Basquiat, affiancati a quelli degli esponenti dell’Art Brut. Il disagio del corpo è la seconda sezione, dove troviamo nomi di artisti come Recalcati, Moreni, Fabbri, Perez, Zinelli. Ligabue, Rainer, Sandri, Van Gogh, sono invece solo alcuni di coloro che troviamo nella terza sezione, dedicata ai Ritratti dell’anima. La terza dimensione del mondo è il titolo della sezione dedicata alla scultura, mentre a chiudere la mostra c’è una sezione dedicata all’onirico, con tra gli altri dipinti di Dalì e Klee. Per visitare la mostra c’è tempo fino al 16 giugno.

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