Fino al 26 agosto 2012 la Triennale di Milano ospita la mostra “Gillo Dorfles Kitsch: oggi il kitsch”, esposizione che illustra autori che usano citazioni kitsch o anche che sono soliti inserire nelle loro opere elementi riferiti alla cosiddetta cultura del “cattivo gusto”. Il curatore è per l’appunto Gillo Dorfles che, dopo 40 anni dalla pubblicazione di Kitsch, antologia del cattivo gusto, torna a riflettere su questo tema.
Laureato in medicina e noto esperto d’arte, Dorfles ha insegnato estetica all’Università di Trieste ed è autore di saggi, divenuti ormai classici imprescindibili. “Credo sia la prima volta che in Italia si faccia ufficialmente una mostra sul fenomeno” – ha dichiarato lo stesso Dorfles– “Sono stati fatti studi importantissimi sul kitsch, a cominciare da quelli di Hermann Brock e di Clement Greenberg. Ma mai una mostra scientifica. Strano perché il kitsch è una delle costanti della nostra epoca”
In mostra troverete sia artisti delle avanguardie che artisti anonimi. La prima parte della mostra presenta autori, i quali volutamente usano citazioni kitsch. Tra gli artisti Adriana Bisi Fabbri con Salomè di fronte (passo di danza), 1911, e Salomè a tergo (Mossa di danza), 1911, che rappresenta il personaggio biblico con rotondità paradossalmente eccessive; Enrico Baj che con Madame Garonne, 2003, assembla materiali diversi per denunciare la corruzione del gusto causata dalla cultura del prodotto industriale; e anche tre opere di Salvador Dalì fanno parte di questo gruppo di artisti che sono in mostra in qualità di ironici ispiratori del fenomeno.
Il percorso dell’esposizione continua con una serie di autori deliberatamente kitsch, come Luigi Ontani con l’opera Er ciclopercurione, Antonio Fomez con Michelino. Una sala è dedicata all’artista olandese, naturalizzato italiano Rutger (Rudy) Van der Velde. Nel corridoio che introduce alla mostra un tappeto interattivo composto da 5000 immagini kitsch che si animano al passaggio del pubblico porta il kitsch nel quotidiano, nella nostra vita di tutti i giorni. La mostra si chiude con l’ultima grande sala nella quale si trova una vera e propria giostra di oggetti kitsch di artisti anonimi, che sono citazioni e riproduzioni del kitsch oggi.